Presegue la storia dietro le quinte della saga dedicata allo Xenomorfo: dopo Alien e Aliens questa è la storia di Alien³.
Il desolato pianeta Fiorina ‘Fury’ 161 è teatro di un atterraggio di emergenza. Una scialuppa di salvataggio della USS Sulaco, la nave dei Marines Coloniali di ritorno dalla spedizione di soccorso sul pianeta LV-426, precipita vicino alla prigione di massima sicurezza costruita su Fiorina dalla Weyland Yutani, la Compagnia. Dei quattro passeggeri della scialuppa, Ripley, Hicks, Newt e l’androide Bishop, Ripley è l’unica superstite tratta in salvo dagli occupanti della prigione. La struttura, dopo la chiusura ufficiale decretata dalla Compagnia, ospita solo 25 detenuti, appartenenti ad una setta fondamentalista cristiana guidata dall’ergastolano Dillon. Isolata nella fatiscente prigione, Ripley scoprirà ben presto che l’incubo delle mostruose creature aliene da cui pensava di essersi liberata su LV-426 è ancora vivo, e sta iniziando a mietere nuove vittime. Almeno un facehugger era infatti riuscito a penetrare all’interno della Sulaco, causando l’espulsione della scialuppa di salvataggio. La scoperta che proprio nel suo corpo si annida un embrione di Regina aliena porterà Ripley all’estremo sacrificio.
La storia del seguito di Aliens è incredibilmente travagliata. All’indomani del successo di critica e pubblico del film di James Cameron (sancito dall’inclusione di Sigourney Weaver nella rosa delle candidate al premio Oscar come miglior attrice protagonista), la Fox cercò di mettere rapidamente in cantiere un seguito. Ma le resistenze della Weaver, che temeva di restare intrappolata in una catena infinita di sequel sempre più deboli, rallentarono i piani della casa produttrice. La preoccupazione principale dell’attrice era di trovare un modo originale per proseguire la vicenda del suo personaggio. Così come Cameron aveva saputo raccogliere con inventiva l’eredità di Scott, creando con Aliens un film profondamente diverso dal primo, anche il regista di Alien 3 avrebbe dovuto contribuire alla definizione dell’universo in cui si muovevano i personaggi ideati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett.
Una prima sceneggiatura di Vincent Ward, regista dell’interessante Navigator – Un’odissea nel tempo (1988), per quanto apprezzata da Sigourney Weaver, venne però considerata solo come punto di partenza. I contributi di Eric Red (noto per le sceneggiature di Hitcher, la lunga strada della paura e Il buio si avvicina) e William Gibson vennero scartati. Gibson, scrittore di fantascienza messosi in luce con Neuromante (1984), prototipo dell’immaginario cyberpunk, sembrava poter offrire un contributo stimolante. Nella sua sceneggiatura, incentrata su una sorta di ‘corsa agli armamenti’ tra superpotenze desiderose di mettere le mani sugli Alien, trovavano maggior spazio i personaggi di Hicks e Bishop, mentre Ripley veniva di proposito accantonata per un eventuale quarto film. Le incertezze sulla sceneggiatura gravavano sui tempi di produzione, che continuavano a slittare, mettendo in dubbio l’intero progetto. Ad un certo punto venne anche paventata la possibilità di un crossover tra Alien e Predator, visto che entrambe le franchigie appartenevano alla Fox. La breve saga cinematografica dei Predator aveva avuto inizio nel 1987 con l’omonimo film di John McTiernan interpretato da Arnold Schwarzenegger, in cui gli spettatori venivano introdotti ad una stirpe di alieni che aveva elevato la caccia a regola sociale suprema. In Predator 2 (1990) si può anche distinguere chiaramente un omaggio ad Alien: nella collezione di trofei di caccia del Predator è infatti visibile in bella mostra un teschio della temibile creatura ideata da Giger. Per quanto successivamente accantonata dalla Fox, l’idea del crossover sarà poi esplorata in maniera piuttosto approfondita nel mondo dei fumetti. In particolare, verrà postulato che gli Alien non sono altro che il prodotto della sofisticata ingegneria genetica dei Predator, che li usano per la caccia e l’addestramento. Toccò a Larry Ferguson (Caccia a Ottobre Rosso) il compito di completare lo script, a cui lavorarono anche i produttori David Giler e Walter Hill. A questi si unì il consueto partner Gordon Carroll per la produzione del film, le cui riprese avrebbero avuto luogo in Inghilterra. A sancire l’aumento del suo peso decisionale, per questo terzo capitolo della saga Sigourney Weaver rivestì anche i panni di co-produttrice. Per la trama del film, che stava faticosamente prendendo forma, si rese necessaria l’ideazione di un tipo di Alien ben più agile e snello di quello visto nei primi due film. Venne nuovamente chiesta la collaborazione di Hans Rudi Giger, che tornò così a contribuire attivamente al design dei film della saga.
Per quanto fosse desiderosa di riportare Scott dietro la macchina da presa, la Fox dovette ripiegare su un altro nome per via degli impegni già presi dal regista inglese. Sia gli appassionati che gli addetti ai lavori rimasero sorpresi quando scoprirono che la regia di un film così importante veniva affidata alle mani di un giovane esordiente, David Fincher. Come già Ridley Scott, anche Fincher proveniva dall’ambiente della pubblicità, dove si era affermato come uno dei talenti più originali. Aveva inoltre diretto numerosi video musicali per artisti del calibro di Madonna, Sting, Aerosmith, George Michael e Iggy Pop. Ma, cosa ancor più importante, Fincher aveva lavorato per qualche anno alla Industrial Light & Magic, la casa di produzione per gli effetti speciali fondata da George Lucas (Fincher ama ricordare la visione di L’Impero colpisce ancora come una delle più memorabili della sua giovinezza). Sigourney Weaver avrebbe poi raccontato di essersi convinta delle possibilità di Fincher quando, in risposta alla domanda “Come vedi il personaggio di Ripley?”, il regista le rispose a sua volta con un’altra domanda: “Come ti vedresti calva?…” Fincher prese in mano la saga e, complice una sceneggiatura nichilista, creò un film decisamente più cupo e disperante dei primi due. Morti Hicks e Newt, senza più alcuno a cui tenere veramente, circondata da un manipolo di ergastolani, Ripley deve affrontare nuovamente l’incubo degli Alien. Solo che questa volta il nemico è già dentro di lei, e non esistono vie di fuga.
Un film così negativo, tanto da non offrire alcuna speranza ai suoi protagonisti, non poteva certamente entrare nei favori del pubblico, e lasciò interdetti anche gli appassionati della saga. Questi ultimi non perdonarono a Fincher la decisione di eliminare – addirittura in partenza – i personaggi di Hicks e Newt, ‘ereditati’ da Aliens. La forza del film di Cameron risiedeva proprio nell’efficace caratterizzazione dei personaggi, che agli occhi degli spettatori si erano trasformati in persone reali. Ucciderli all’inizio del film, senza nemmeno la possibilità di lottare, appariva inutilmente crudele. Ma – sembra dire Fincher – l’intero universo in cui si muovono questi personaggi è crudele e disperante, e Ripley non può sottrarsi al suo destino. Gli ergastolani di Fiorina (assassini e stupratori ‘con cromosoma yy’) non sono soltanto i rifiuti di una società futura ormai marcia, riflesso della nostra per il vuoto dei valori in cui può muoversi impunemente la Compagnia. Con i loro crani rasati, il voto di castità e l’aderenza al culto ‘apocalittico e millenario’ di Dillon, sembrano cenobiti che abitano un oscuro monastero medievale. Non a caso tutto il film è pervaso dalla sensazione che questo sia lo specchio dell’imbarbarimento morale dell’umanità. L’ambiente oppressivo e claustrofobico creato da Fincher viene rischiarato dalle tonalità sature dei colori che dominano il film, l’arancione scuro delle candele che illuminano i corridoi e il rosso della gigantesca fornace in cui lavoravano i detenuti. È qui che hanno luogo le scene più significative di Alien³: l’orazione di Dillon durante la cremazione di Hicks e Newt (magistralmente intervallata con la sequenza della nascita dell’Alien), la lotta contro la creatura aliena e soprattutto la straziante scena del sacrificio finale di Ripley. Il personaggio (interpretato da Sigourney Weaver con straordinaria intensità) sembra ormai trascendere il ruolo di ‘eroina’ guadagnato con i primi due film. Immolandosi – letteralmente – per la salvezza dell’umanità, Ripley cerca di offrire un barlume di luce tra le tenebre.
Oggi sappiamo che Alien³ è stato il debutto di un grande autore, che ha ulteriormente affinato la sua oscura visione del mondo con film ancor più controversi, come Se7en (1995) e Fight Club (1999). Al di là di ogni giudizio personale, con questo film difficile, sgradevole, che si rifiuta ostinatamente di offrire speranze di redenzione, la saga di Alien ci ha offerto un altro tassello nel suo mosaico fatto di storie apparentemente lineari puntellate da inquietanti pulsioni ‘sotterranee’. Sia che vi si possano leggere metafore sull’alieno come malattia (e in Alien³ l’identificazione più immediata è con l’AIDS), o vedere l’esplorazione delle paure inconsce dell’uomo, i diversi livelli di lettura dei film di Alien contribuiscono a rendere ricco l’universo creato da una serie tra le più importanti per l’immaginario cinematografico moderno.
Quasi a voler chiudere il cerchio iniziato da Ridley Scott nel 1979, il film si conclude con l’eco distante del messaggio inviato da Ripley a bordo della scialuppa di salvataggio del Nostromo alla fine di Alien. Eppure, come recita Dillon nell’orazione funebre che accompagna i corpi di Hicks e Newt nella loro discesa verso la fornace: “Nella morte di ogni uomo, chiunque esso sia, c’è sempre una nuova vita… un nuovo inizio”. Una verità che, cinque anni dopo, Alien: La Clonazione avrebbe cercato di dimostrare.
La scheda del film:
Titolo originale: Alien³
Stati Uniti, 1992
Durata: 117 minuti
Interpreti
Tenente Ellen Ripley Sigourney Weaver
Dillon Charles S. Dutton
Ufficiale medico Clemens Charles Dance
Sovrintendente Andrews Brian Glover
Assistente Aaron (‘85’) Ralph Brown
Golic Paul McGann
Morse Danny Webb
Rains Christopher John Fields
Junior Holt McCallany
Bishop Lance Henriksen
David Pete Postlewaite
Jude Vincenzo Vicolli
Troy Paul Brennan
William Clive Mantle
Murphy Chris Fairbank
Frank Carl Chase
Boggs Leon Herbert
Regia: David Fincher
Produttori: Gordon Carroll, Walter Hill, David Giler
Produttore esecutivo: Ezra Swerdlow
Co-produttore: Sigourney Weaver
Sceneggiatura: Larry Ferguson, David Giler, Walter Hill
Basata su una storia di: Vincent Ward
Personaggi di Alien creati originariamente da: Dan O’Bannon e Ronald Shusett
Musica: Elliot Goldenthal
Direttore della fotografia: Alex Thomson
Montaggio: Terry Rawlings
Effetti speciali visivi: Richard Edlund
Alien disegnato da: H.R. Giger
Supervisione effetti speciali della creatura aliena: Alec Gillis e Tom Woodruff, Jr.
Supervisione effetti speciali: George Gibbs
Direzione artistica: James Morahan
Una produzione Brandywine per la 20th Century Fox
Data di uscita: 22/5/1992