Visitors

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Storia di una delle serie TV di fantascienza di maggior successo di sempre.

Enormi astronavi si avvicinano silenziosamente verso le principali città della Terra. Il mondo attende con ansia il primo contatto con un’altra forma di vita, incerto sulle intenzioni degli alieni. Quando finalmente avviene lo storico incontro, l’umanità è rassicurata: i Visitatori sono molto simili agli esseri umani, e vengono in pace. Almeno così sembra…

Le sequenze iniziali di Visitors, grazie anche agli ottimi effetti speciali, sono tra le più memorabili viste in televisione, e contribuirono ad un successo di pubblico senza precedenti per una serie di fantascienza. Visitors è stata anche una delle poche serie televisive a trattare un importante tema politico inserendolo in uno sfondo tipicamente fantascientifico. L’invasione degli alieni si propone infatti come chiara allegoria di un inquietante scenario politico e sociale: l’avvento di una dittatura fascista. La serie narra la storia di un coraggioso gruppo di ribelli che lotta per riconquistare la libertà.

Visitors nasce dall’immaginazione dello scrittore e regista Kenneth Johnson e dell’allora produttore della NBC Brandon Tartikoff. Johnson non era certo nuovo nel campo della fantascienza, avendo già collaborato alla realizzazione di serie quali L’uomo da sei milioni di dollari, La donna bionica e L’incredibile Hulk. Dopo il lavoro in Visitors, Johnson ha contribuito alla trasformazione in serie televisiva del film Alien Nation – Nazione di alieni, realizzando un’altra serie dai forti contenuti sociali. Tartikoff, produttore di lunga esperienza, ha lavorato in seguito anche per la Paramount, contribuendo alla genesi di Star Trek: Deep Space Nine. Per Visitors, Johnson si ispirò a un romanzo di fantascienza di Sinclair Lewis del 1935, “It Can’t Happen Here” (Qui non può succedere), che descriveva l’ascesa al potere di una dittatura di tipo fascista negli Stati Uniti. Affascinato dall’idea alla base del romanzo, Johnson era desideroso di aggiornare la vicenda agli anni ’80. Tra i vari scenari che aveva ipotizzato per descrivere l’avvento di un regime dittatoriale negli Stati Uniti e nel mondo, quello di un’invasione aliena sembrava il più efficace.

Inizialmente fu prodotta una miniserie di circa quattro ore, suddivisa in due parti, e intitolata solamente V. La premessa della storia era semplice: gli alieni sono arrivati sulla Terra per conquistarla, e intendono depredarla delle sue risorse fondamentali, acqua e cibo. In particolare, i Visitatori gradiscono nutrirsi con animali ancora vivi, tra cui topi, uccellini… ed esseri umani. Gli alieni non intendono però distruggere il nostro pianeta, essi si dichiarano amici e, sfruttando una massiccia “campagna pubblicitaria”, riescono a conquistare la fiducia e la collaborazione della maggioranza degli esseri umani. La loro invasione è subdola, riescono a infiltrarsi silenziosamente nelle istituzioni, eliminando tutti coloro che potrebbero svelare la loro vera natura. Johnson era rimasto particolarmente colpito dal fatto che nel romanzo di Sinclair Lewis, era stata proprio l’indifferenza della maggioranza a consentire l’avvento della dittatura. Convinto che le istituzioni siano comunque immutabili, il cittadino medio non si preoccupa dei grossi sconvolgimenti politici del suo paese, abituato ad obbedire all’autorità senza chiedersi da dove questa provenga.

Per ritrarre la struttura militare degli alieni, Johnson si è ispirato palesemente all’iconografia del regime nazista. L’esempio più evidente è il simbolo dei Visitatori, che ricorda la svastika. Le similitudini con il Terzo Reich sono anche più profonde: la propaganda dei Visitatori includeva anche la formazione di un gruppo militare formato da ragazzi terrestri, chiamato Corpo dei Giovani Visitatori, molto simile alla famosa Gioventù Hitleriana. Un altro evidente parallelismo con le vicende storiche è la persecuzione degli scienziati, ritenuti pericolosi perché potrebbero scoprire le vere intenzioni degli alieni: il pregiudizio e l’odio che si scatenano verso gli uomini di scienza sono ispirati alle vicende degli ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. In effetti, l’intera miniserie si basa su esplicite metafore riguardo ai Visitatori; in apparenza essi si mostrano come benefattori dell’umanità, mentre di fatto le loro intenzioni son ben altre. Questa “maschera” non è solo ideale, i Visitatori nascondono fisicamente il loro aspetto di rettili orripilanti dietro dei volti umani. Il loro nutrirsi di esseri umani simboleggia il modo in cui le dittature consumano il proprio popolo.

V andò in onda sul network statunitense NBC nel Maggio del 1983. Il successo di pubblico fu clamoroso, la miniserie ottenne l’ascolto più alto mai registrato per un programma di fantascienza. Prodotta dalla Warner Bros., V si avvaleva di elevati standard produttivi, tanto che per la sua realizzazione furono spesi 13 milioni di dollari. La trama era strutturata in modo da seguire contemporaneamente le vicende di numerosi personaggi, con uno stile simile a quello delle soap opera. Combinando effetti speciali altamente spettacolari con una storia coinvolgente, la miniserie riuscì ad attrarre un pubblico molto eterogeneo, ben più vasto della fascia di spettatori normalmente attratta dalla fantascienza.

Il successo ottenuto spinse la NBC a commissionare alla Warner una serie televisiva a cadenza settimanale, ma tale progetto venne giudicato ancora troppo costoso. Kenneth Johnson suggerì un altro formato per proseguire la saga: un episodio di due ore ogni mese, per un totale di cinque o sei episodi all’anno. Alla fine si raggiunse un compromesso, e fu varata la produzione di una seconda miniserie, intitolata V: The Final Battle (V: La battaglia finale), per la quale furono stanziati 14 milioni di dollari. Johnson, che aveva creato, scritto e diretto la prima miniserie, si offrì come supervisore della sceneggiatura. Malgrado fosse soddisfatto di come procedeva il lavoro, tanto che in seguito giudicherà la seconda sceneggiatura anche migliore di quella di V, presto sorsero delle divergenze con i produttori, e Johnson abbandonò il progetto. Gli scrittori che lo sostituirono apportarono delle pesanti modifiche, rendendo la storia più confusa. Alcuni spunti della prima miniserie vennero abbandonati, tra cui la persecuzione nei confronti degli scienziati, e vennero aggiunti degli elementi mistici, in particolare riguardo al personaggio di Elizabeth, nata dall’unione tra una terrestre e un alieno. V: The Final Battle durava circa sei ore, e fu divisa in tre parti. Ambientata quattro mesi dopo gli eventi della prima miniserie, la storia proseguiva le vicende della lotta per la liberazione condotta dalla Resistenza. Consapevoli di non poter sconfiggere militarmente i Visitatori, i ribelli riescono a scoprire un’arma batteriologica, la Polvere Rossa, con la quale cacciano gli alieni dalla Terra. V: The Final Battle, sebbene fosse meno convincente della prima miniserie, riscosse un successo anche superiore. In Italia, V e V: The Final Battle andarono in onda come un’unica miniserie intitolata V – Visitors. Trasmessa da Canale 5 nel corso di cinque serate, la miniserie risultò uno dei programmi più seguiti della stagione.

La Warner decise che era giunto il momento di passare a una produzione settimanale, e diede inizio ai lavori per la realizzazione di una serie televisiva. In questa occasione Kenneth Johnson, talmente deluso dall’esperienza di V: The Final Battle da non averla neanche vista in televisione, declinò l’invito a collaborare. La serie televisiva, intitolata in originale nuovamente V, era ambientata esattamente un anno dopo la vittoria sui Visitatori. La Polvere Rossa sembra aver perso la sua efficacia nelle zone più temperate del pianeta, tra cui Los Angeles. La perfida aliena Diana, sfuggita alla prigionia terrestre, si ricongiunge con la flotta di astronavi nascosta dietro la Luna, e lancia un’offensiva militare contro la Terra. Grazie alla mediazione del potente industriale Nathan Bates, Los Angeles viene dichiarata Città Aperta, e farà da sfondo alle nuove avventure della Resistenza nella loro lotta per la libertà. Gli episodi settimanali si rivelarono di gran lunga inferiori rispetto alle miniserie, con delle storie più banali e personaggi privi di spessore. Gli ascolti precipitarono, e dopo soli 11 episodi fu deciso un cambiamento nel formato: Nathan Bates viene ucciso, e la città di Los Angeles torna ad essere un campo di battaglia. Alcuni personaggi vennero abbandonati; tra questi Ham Tyler, il popolare mercenario che aveva aiutato la resistenza fin dalla prima invasione. Sfortunatamente, i cambiamenti non migliorarono affatto la qualità della serie, che si concluse dopo soli 19 episodi, con un finale aperto. Un ventesimo episodio, intitolato “The Attack” (L’attacco), fu scritto ma non girato. “The Attack” avrebbe dovuto risolvere alcune delle questioni lasciate in sospeso, introducendo nuovi cambiamenti nel formato, in un secondo tentativo di risollevare le sorti di V. Il cambiamento più importante è senza dubbio la tragica morte della dottoressa Parrish, leader della Resistenza dalla prima miniserie.

Dopo la chiusura definitiva della serie, tra le diverse idee vagliate per riportare in vita la saga, quella dalle maggiori potenzialità sembra essere stata una sceneggiatura proposta nel 1990 da J. Michael Straczynski, oggi conosciuto come il creatore di Babylon 5. La sceneggiatura di Straczynski, intitolata V: The Next Chapter – Rebirth (V: Il nuovo capitolo – Rinascita), narrava le gesta di un nuovo nucleo di ribelli, in un mondo totalmente assoggettato dai Visitatori. Ambientata anni dopo gli avvenimenti descritti nella serie televisva, questa nuova miniserie di quattro ore avrebbe avuto per protagonista il maggiore Damon Mallory, a capo di un nuovo gruppo di combattenti per la libertà. L’unico personaggio già noto a comparire in Rebirth è Ham Tyler. Il progetto venne abbandonato perché ritenuto economicamente non conveniente dalla Warner.

Malgrado la qualità delle storie sia andata inesorabilmente diminuendo nel corso delle successive incarnazioni, Visitors occupa un posto importante nella storia della fantascienza televisiva. La saga ha il merito di aver raggiunto due importanti obbiettivi: in primo luogo è riuscita a coinvolgere e a colpire l’immaginario del telespettatore occasionale, e non solo dell’appassionato di fantascienza. La serietà con cui veniva proposta la vicenda, insieme all’uso di convincenti effetti speciali, garantirono alle serie il favore del grande pubblico. Infine Visitors, almeno nelle miniserie, mescolando abilmente temi sociali e politici con elementi fantastici, rappresentava un commento dell’autore sulla società odierna, adempiendo ad uno degli scopi più importanti della fantascienza.

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