Ho sentito cose che voi umani…

Come nascono le sceneggiature di Mario & Mario

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La scrittura di Mario & Mario

di Marcello Rossi (sceneggiatore)

Lo ammetto, non ho mai ascoltato un radiodramma alla radio. O meglio di radiodrammi ne ho ascoltati decine e decine, ma erano sempre registrazioni: su file, su CD, su audiocassetta… non mi è mai capitata la possibilità di ascoltarne uno ‘in diretta’, mentre veniva trasmesso. Essedo nato negli anni ’70 sono cresciuto con la televisione; i tempi in cui la famiglia si riuniva di fronte alla radio per ascoltare le notizie o per vivere qualche avventura esotica erano ormai passati da un pezzo.

Eppure sono sempre stato profondamente affascinato dalle potenzialità narrative del mezzo. Ho scoperto i radiodrammi ascoltando (su audiocassetta appunto) la riduzione radiofonica di Star Wars (inedita in Italia). Prodotto nel 1981 per la National Public Radio statunitense, l’adattamento radiofonico di Star Wars fu realizzato partendo dalle sceneggiature originali di George Lucas, utilizzando parte del cast originale, musiche ed effetti sonori del film. Con la differenza che dura circa 6 ore! Dopo averlo ascoltato, avevo la sensazione di aver visto una versione estesa di Star Wars con 4 ore di scene aggiuntive! È vero, non le avevo viste, le avevo solo sentite, ma nella mia immaginazione era come se le avessi viste. In un’epoca in cui Internet era ancora agli albori, iniziai allora a dare la caccia ad altri radiodrammi finché non trovai l’adattamento di Blade Runner, tratto tanto dal film che dal romanzo originale di Dick Il cacciatore di androidi. Questa volta in italiano, Blade Runner è stato realizzato nel 2006 per Rai Radio 2 da Armando Traverso, che molti anni dopo ho avuto il piacere di conoscere di persona. Stesso effetto di Star Wars: grazie alla colonna sonora di Vangelis e alla voce di Michele Gammino per Deckard, mi era sembrato di vedere una versione estesa del film. D’altro canto in questi due casi si trattava di due film che conoscevo molto bene, per cui partivo già da un immaginario visivo molto ben definito. Proseguii nella mia esplorazione e iniziai a sentire Il racconto di mezzanotte, Brivido a colazione, una serie di gialli alla Alfred Hitchcock presenta curata da Aldo Zappalà, Il castello di Eymerich di Valerio Evangelisti, i serial di Flash Gordon degli anni ’30… Con mia grande sorpresa l’effetto era anche amplificato: non avendo un punto visivo di riferimento, la mia immaginazione spaziava libera creano mondi su quelle parole. Insomma avevo capito che amavo questo mezzo. E così con il passare del tempo mi misi in testa l’idea di scrivere un mio radiodramma.

Tra il 2010 e il 2018 sono stato coordinatore artistico e poi direttore del Fantafestival, uno storico festival romano dedicato al cinema fantastico. Nella prima edizione alla quale ho lavorato, avevamo stretto una collaborazione con Ecoradio, un’emittente radiofonica locale dedicata a tematiche ambientali. Già in quella occasione tentai di convincerli a trasmettere dei radiodrammi di fantascienza durante le giornate del festival, ma poi non se ne fece più nulla.  Nel 2015, nel centenario della nascita di Orson Welles, durante la 35esima edizione del Fantafestival riuscì a mettere in scena al Multisala Barberini l’adattamento radiofonico italiano del celebre La guerra dei mondi, che nel ’38 spaventò gli ascoltatori americani. Diretti proprio da Aldo Zappalà, gli attori recitarono in sala in diretta di fronte al microfono e al pubblico, come se si trovassero in un vero studio radiofonico. L’anno precedente, il Fantafestival aveva avuto nuovamente un partner radiofonico, l’emittente locale RDM, che durante tutti i giorni del festival mandava in onda interviste e approfondimenti sui film in programmazione. In quella occasione avevo proposto di realizzare un apposito radiodramma in 5 puntate, tutte collegate tra loro, da mandare in onda nell’arco dei 5 giorni in cui si svolgeva il festival. L’idea fu accolta con un certo scetticismo; anche il genere fantascienza-horror, che era quello di cui si occupava il festival, lasciava piuttosto freddi i miei interlocutori. Decisi quindi di lavorare a una proposta molto dettagliata e scrissi due possibili soggetti: uno per una storia sullo stile di Ai confini della realtà che si sviluppava in 5 episodi, e un secondo di stampo comedy, ma sempre a tema fantascientifico, con episodi autoconclusivi. Il titolo di quest’ultimo era appunto Mario & Mario.

L’idea di Mario & Mario in verità nasce proprio da Blade Runner. In quel radiodramma ogni episodio si apriva con l’annuncio in tono molto enfatico del titolo: “Blade Runner: cacciatore di androidi”. In cerca di un’idea comica, pensai: “E se invece fosse: Blade Runner: riparatore di androidi?”. Da subito sapevo che avrei voluto avere una coppia di personaggi come protagonisti. In una narrazione fatta solo di dialoghi ed effetti sonori, senza una voce narrante, è indispensabile avere almeno due personaggi che portino sempre avanti il racconto. Quindi delineai i due protagonisti: Mario, preparato ma poco incline al lavoro, e Johnny, geniale ma un po’ ingenuo. Mario è l’insieme di tutti quegli scansafatiche con i quali tutti abbiamo avuto a che fare in qualche occasione nella vita, che dedicano più energie a evitare il lavoro che a farlo; in parte è ispirato al personaggio omonimo della sitcom di fantascienza Italiani nello spazio trasmessa su FOX nel 2004, per la quale avevo scritto qualche sceneggiatura. Johnny invece sono io, tutte le volte che mi butto con entusiasmo in qualcosa spesso senza essere in grado di vedere il quadro generale della situazione.

Per Mario & Mario ho cercato un gusto un po’ retrò, a partire dallo squillo del telefono e dal messaggio in segreteria iniziale. Mi sembra che il contrasto con un’ambientazione futuristica migliori l’effetto comico. L’audioserie può essere definita come un ‘formula show’: ovvero ogni episodio segue una struttura preimpostata abbastanza rigida. Esempi classici di questo genere di approccio sono Missione impossibile, che si apriva sempre con la missione descritta da un nastro registrato destinato all’autodistruzione, o Colombo, che si apriva sempre con l’omicidio sul quale poi il tenente era chiamato a indagare. Mario & Mario si apre sempre con un messaggio registrato nella loro segreteria, sul quale viene presentata la loro ‘missione’. Dal momento che mi sembrava carino dare una certa circolarità agli episodi, ho voluto chiudere ogni episodio sempre con una telefonata, nella quale si sente solo la voce di Johnny che presta assistenza telefonica a un qualche malcapitato alle prese con il suo robot difettoso. Un ottimo esempio di ‘zappa sui piedi’: già può essere difficile descrivere una situazione solo grazie ai dialoghi, ancor peggio quando su due persone che parlano se ne sente una sola!

Gli spunti per gli episodi sono venuti abbastanza naturalmente: partivo da un’idea base, ad esempio un robot innamorato, o un robot che esegue le istruzioni troppo alla lettera, o ancora un robot sospettato di omicidio, e su quella costruivo la storia. La difficoltà nasceva dal fatto che alla fine l’unico vero modo in cui Mario e Johnny possono risolvere la situazione è con le ‘chiacchiere’. Non avrebbe avuto senso risolvere un problema semplicemente sostituendo un pezzo difettoso: il confronto tra i nostri intrepidi riparatori e i loro robot deve sempre essere esclusivamente psicologico, basato sul dialogo. Questo, se da un lato ha rappresentato una difficoltà, dall’altro mi ha permesso di giocare con una serie di stereotipi con cui di volta in volta si devono confrontare i due eroi. Infine, il bello di avere uno schema fisso è quello di poterlo rompere di tanto in tanto: e così ho inserito un episodio in cui Mario e Johnny sono in vacanza e un episodio finale epico in due parti in cui devono salvare il destino dell’umanità.

Ricordo bene quando ricevetti il primo episodio completato da Fabio: non potevo credere alle mie orecchie. Mario e Johnny erano esattamente come li avevo immaginati. E solo quando ho ascoltato i titoli di coda ho scoperto che erano opera di un unico solo interprete, Maury, che si era veramente superato.

Mario & Mario ci ha tenuto impegnati, per molto, molto, tempo. Noi ci siamo divertiti a farla. Mi auguro che vi divertiate altrettanto ad ascoltarla.

Sempre vicino a voi.

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