Un credo fondamentale di tutte le religioni più diffuse, tra cui Induismo, Buddismo, Islam, Cristianesimo e molte altre, è l’esistenza di una vita oltre la morte. Ma come ha affrontato il tema la fantascienza?
Senza dubbio la paura della morte, codificata nel nostro DNA per migliorare le nostre possibilità di sopravvivenza, è una delle caratteristiche meno piacevoli con cui siamo costretti a convivere. L’idea che la nostra vita debba avere una fine e che poi ci sia il nulla non è affatto allettante, per cui non sorprende che nel corso della sua storia l’uomo abbia immaginato innumerevoli modi per aggirare la morte. Senza entrare nell’ambito religioso, nella narrativa fantastica sono numerosissimi gli esempi di immortalità, sia come caratteristica innata, esseri o divinità immortali, che acquisita, attraverso elisir d lunga vita o fonti miracolose.
L’immortalità nel fantastico
La letteratura, e naturalmente il cinema e la TV di genere fantasy è abitualmente frequentata da vari esseri immortali. Gli Elfi nella saga tolkieniana, ma anche in altri contesti, sono comunemente considerati una razza immortale. Nel loro caso l’immortalità gli consente di non invecchiare e di non ammalarsi, ma possono comunque essere uccisi se vengono feriti. Anche creature demoniache, o angeliche, in genere godono dei vantaggi (e svantaggi) dell’immortalità. Passando al genere horror la creatura immortale per eccellenza è quella del vampiro, in molte declinazioni letterarie, cinematografiche e televisive. Anche l’immortalità dei vampiri non è assoluta: infatti solitamente esistono dei metodi specifici che consentono di ucciderli (paletti di legno, proiettili d’argento, acqua santa e simili).
Un’altra categoria, che potremmo considerare “protetta” sono gli zombi, anche se in questo caso almeno una volta sono dovuti morire. Anche per gli zombi, per lo meno tutti quelli che si ispirano al classico di Romero La notte dei morti viventi, esistono metodi per porre fine alla loro esistenza (non si può definire vita), ovvero fracassargli il cranio.
La testa è anche il punto debole della saga cinematografica più importante dedicata ad esseri immortali, Highlander. Composta da 5 film (più uno d’animazione), due serie TV e una serie a cartoni animati, Highlander narra le avventure di un gruppo d immortali che si combattono l’uno con l’altro finché non ne rimarrà soltanto uno. L’unico modo per uccidere un immortale è decapitarlo, motivo per cui gli immortali si combattono a colpi di spada (anche se nella realtà recidere una testa umana con un colpo di spada è pressoché impossibile).
Vela la pena citare un’altra forma di immortalità, che è quella nella quale il protagonista si trova a vivere un loop temporale infinito, per cui non invecchia né muore. Nel divertente film Ricomincio da capo (Groundhog Day), il povero Bill Murray tenta in tutti i modi di suicidarsi, tra cui con l’elettroshock e gettandosi da un precipizio, ma si risveglia sempre la mattina dopo alle 6:00 con la canzone “I Got You Babe”.
L’immortalità nella fantascienza
Restringendo il campo alla fantascienza l’immortalità diventa decisamente meno comune, anche se non certo assente. In effetti non è facile razionalizzare in maniera convincente un meccanismo che possa condurre all’immortalità ed in genere questa prerogativa è riservata ad individui appartenenti a razze aliene. Il protagonista di una delle più longeve saghe televisive di fantascienza, Doctor Who, è un alieno proveniente dal pianeta Gallifrey che ha la capacità di rigenerarsi. Se ferito mortalmente o malato avvia un processo di rigenerazione cellulare che essenzialmente gli fa assumere un nuovo corpo. L’espediente fu introdotto nel 1966 quando l’interprete del primo Dottore, William Hartnell, non era più in condizioni di salute tali da continuare a recitare il suo ruolo e dovette essere sostituito da un altro interprete (Patrick Troughton). Tuttavia il meccanismo di rigenerazione è diventato un elemento importante della mitologia della serie e ad oggi siamo giunti al dodicesimo dottore. Naturalmente il Dottore non è immortale: oltre al fatto che il numero di rigenerazioni che ha a disposizione è limitato, può comunque essere ucciso.
Un esempio molto interessante di creatura immortale nel vero senso della parola in ambito fantascientifico si trova proprio nella saga di Star Trek. Nel primo episodio di The Next Generation viene introdotta la razza degli Q, esseri che oltre ad essere immortali sono onnipotenti. Come nella miglior tradizione di Star Trek, la caratteristica dell’immortalità viene successivamente esplorata nelle sue implicazioni filosofiche e morali nell’episodio di Star Trek – Voyager “Diritto di morte”. Nell’episodio infatti, l’equipaggio della Voyager libera accidentalmente un Q esiliato che ha deciso di rinunciare alla sua immortalità e porre fine alla sua vita, andando contro le regole imposte dalla sua società. Oltre all’evidente parallelo con l’eutanasia è interessante notare come l’immortalità lo abbia condotto a uno stato di stanchezza nei confronti della vita, tanto da arrivare a desiderare la morte.
Infatti sia nel fantastico, che nella fantascienza, l’immortalità spesso viene dipinta come una condizione non desiderabile, addirittura una punizione. E forse lo sarebbe realmente, ma ciò non toglie che il genere umano continuerà a desiderarla.