Abbiamo parlato di come ha affrontato il tema dell’immortalità la fantascienza. Ma cosa dice la scienza? È possibile diventare immortali?
A prima vista la morte sembrerebbe un destino inevitabile per qualunque cosa nell’universo. Anche le stelle hanno un loro ciclo vitale: si formano, evolvono e alla fine muoiono. E questo è naturalmente è vero per ogni tipo di organismo vivente: animali, piante, forme di vita unicellulari. Tutto sembra destinato prima o poi a estinguersi.
L’immortalità in natura
Andando a studiare un po’ più a fondo però scopriamo che non è proprio così. Nel mondo vegetale ad esempio esiste un particolare tipo di pino, conosciuto in inglese come Bristlecone Pine (Balfourianae in italiano), la cui crescita è lentissima, solo pochi millimetri in un decennio. Questi alberi possono raggiungere i 5000 anni di vita. Uno degli esemplari morto recentemente nelle White Mountains della California aveva un’età stimata di 4844 anni, il che vuol dire che nacque quando la civiltà umana era ancora agli albori. In ogni caso stiamo solo parlando di estrema longevità, non di immortalità vera e propria. Spostandosi nel regno animale, ben più interessante è il caso del Turritopsis Dohrnii, un idrozoo (quelle che comunemente vengono chiamate meduse).
…nacque quando la civiltà umana era ancora agli albori…
Le meduse hanno un ciclo di vita davvero stupefacente: partono come planula, si depositano sul terreno e subiscono una metamorfosi fino a trasformarsi in scifostoma, conosciuto anche come stato polipolide poiché sviluppano dei tentacoli rivolti verso l’alto. Successivamente evolvono ancora fino a liberare le efire, quelle che poi diventano meduse adulte. Ebbene il Turritopsis Dohrnii, in particolari circostanze di stress, è in grado di invertire il processo e passare dalla forma di medusa allo stato polipoide. Essenzialmente ringiovanisce, sarebbe come se un uomo maturo fosse in grado di tornare adolescente.
…ringiovanisce, sarebbe come se un uomo maturo fosse in grado di tornare adolescente…
Anche l’Hydra Linnaeus, animaletto acquatico che assomiglia alla medusa in stato polipoide gode di una presunta immortalità. Infatti è stato osservato che le sue cellule staminali sono in grado di riprodursi indefinitivamente, per cui non subisce il processo di invecchiamento.
…le sue cellule staminali sono in grado di riprodursi indefinitivamente, per cui non subisce il processo di invecchiamento…
E come considerare la vita di organismi quali i batteri che si riproducono per scissione, dividendosi in due nuovi organismi uguali? I quali a loro volta sono in grado di dividersi e così via. Esiste un particolare tipo di verme, chiamato Planaria, che se tagliato in due si rigenera in due diversi vermi. Ma non solo, ha una tale capacità rigenerativa che potrebbe essere segmentato in tanti pezzetti (fino a 279) e ciascuno di questi è in grado di rigenerare una Planaria sana!
L’immortalità nell’uomo
Osservando queste autentiche meraviglie della natura viene dunque da chiedersi se non sia possibile sviluppare un qualche tipo di trattamento che consenta di arrestare o invertire il processo di invecchiamento nell’uomo. Questo è proprio l’obiettivo della SENS Research Foundation, un’organizzazione no-profit fondata dal biochimico inglese Aubrey de Grey. SENS è l’acronimo per Strategies for Engineered Negligible Senescence, ovvero “strategie per l’ingegnerizzazione dell’annullamento dell’invecchiamento”. L’invecchiamento nell’uomo è causato da una serie di processi come l’accumulo di danni nel DNA delle cellule, la presenza di materiali di scarto non eliminabili, la morte d cellule che non possono essere sostituite, e altri ancora. Tuttavia, per ciascuno di questi processi, almeno secondo de Grey, è possibile trovare una soluzione che li arresti o li impedisca. Oltre alle ricerche della SENS esistono moltissimi altri studi volti a capire che cosa causa l’invecchiamento a livello cellulare e come arrestarlo. Diversi esperimenti su animali sono stati condotti a volte anche con successo, per cui non è esclusa un’applicazione sull’uomo nel prossimo futuro.
Altre potenziali forme di immortalità prevedono la possibilità di sostituire parti del corpo non più funzionali, inclusi degli organi interni, con impianti cibernetici, come potrebbe essere un cuore artificiale. Oppure la conservazione criogenica, in attesa magari che venga scoperta la cura per una determinata malattia, ad oggi terminale. Esistono diverse società nel mondo che offrono questo servizio, anche se ad oggi è illegale ibernare un individuo che non sia stato dichiarato clinicamente morto. Il problema è che al momento non esiste alcun modo per “risvegliare” un paziente dal suo sonno criogenico senza distruggerne le cellule. Spingendosi ancora in un campo più vicino alla fantascienza, c’è chi ipotizza la possibilità di “downloadare” l’intera coscienza di un individuo all’interno di un sistema informatico, che quindi sarebbe svincolato dal processo di invecchiamento del fisico. Ma saremmo veramente noi o sarebbe solo una nostra copia?
Un problema insormontabile
L’aspettativa di vita di un uomo (e di una donna) oggi è più che doppia rispetto a quella che poteva essere 100 anni fa. E visti i progressi della scienza e della medicina è plausibile che continuerà a crescere e forse un giorno la scienza sarà davvero in grado di distillare l’elisir di lunga vita o addirittura di dare l’immortalità. Si porrebbe però allora un altro problema: ad oggi abbiamo abbondantemente superato i 7 miliardi di individui che abitano questo pianeta. Come crescerebbe la popolazione mondiale se non si morisse più? E fino a quanto il pianeta è in grado di sostenerla? Le risorse disponibili, spazio, acqua, cibo, aria, sono tutte limitate e in molti casi già carenti. Se non la vecchiaia, si innescherebbero presto altri meccanismi di controllo della popolazione della specie, che dovrebbe combattere per assicurarsi le risorse necessarie alla sopravvivenza. L’immortalità dunque rimane forse il sogno di ognuno, ma probabilmente non è poi così auspicabile.